Sotto il profilo lessicale da molti anni è consuetudine classificare con il termine “economia civile” il complesso delle attività umane che attribuiscono a un settore dell’economia una sensibilità quasi etica, per l’attenzione costante alla persona e alle sue relazioni, alla qualità della vita e alla salvaguardia dell’ambiente.
di Luca Rappazzo
L’economia civile e le sue connessioni con l’agricoltura – unitamente al protagonismo delle Acli Terra – hanno animato il convegno organizzato dalle Acli Svizzera sabato scorso (15 giugno), nella sede del sindacato OCST a Lugano, con le testimonianze di Giorgio Pozzi, (Acli Terra Lombardia), Gaelle Brandily (Cooperativa sociale agricola “Oasi”), Giancarlo Tosi (Cooperativa sociale agricola “I Germogli”) e Stefano Frisoli (Vicedirettore Caritas Ticino e Azienda Agricola Caritas).
Aprendo il convegno, Giuseppe Rauseo, Presidente delle ACLI Svizzera, ha rimarcato l’attenzione che il movimento – grazie all’estesa articolazione dei propri servizi e nella fattispecie di Acli Terra – attribuisce ai temi caldi della nostra società, come “economia civile e agricoltura sociale” che si collocano in uno scenario dominato dalla globalizzazione e dalla grande distribuzione. Ha poi ricordato che nelle prossime tappe del Consiglio nazionale “itinerante” (Losanna e Wohlen) le Acli proseguiranno, con altre tematiche di rilievo, su questo percorso di riflessione e dibattito avviato a Basilea nello scorso mese di marzo.
Giorgio Pozzi delle Acli Terra Lombardia/Varese ha avviato le comunicazioni sull’economia civile, intesa come una possibile alternativa alla concezione meramente capitalista del mercato, con una citazione importante: quella di Papa Francesco che definisce “economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda”. E ha indicato subito i principi su cui si basa l’economia civile: reciprocità – gratuità – fraternità, che la caratterizzano come “un’economia dei valori”.
Termini che possono apparire utopici in un contesto come quello odierno, dominato dalla massimizzazione del profitto. “Ma così non è” ha sottolineato Pozzi, richiamando il peso dell’agricoltura biologica nella borsa della spesa per indicare che l’economia civile vuole promuovere una nuova generazione d’imprenditori che guardino non solo al profitto ma anche all’impatto sociale delle loro azioni. Una concezione “confortata anche dai dati che evidenziano l’importanza e il peso economico dell’economia civile e sociale in Europa”, ha rincarato la dose il rappresentante di Acli Terra Lombardia. Il Rapporto “Sviluppi recenti dell’economia sociale nell’Unione europea” – CESE 2017 (Comitato Economico e Sociale Europeo) certifica, infatti, questo valore in
– oltre 13,6 milioni di posti di lavoro retribuiti in Europa
– pari a circa il 6,3 % della popolazione attiva dell’UE a 28 membri
– una forza lavoro di oltre 19 milioni di persone, includendo il lavoro non retribuito
– oltre 82,8 milioni di volontari, equivalenti a 5,5 milioni di lavoratori a tempo pieno
– più di 232 milioni di soci di cooperative, mutue ed enti analoghi
Vi sono poi i dati emersi da una recentissima ricerca OCIS_SWG sui comportamenti dei consumatori in Italia che indicano i notevoli passi in avanti, sotto vari aspetti, tra i consumatori etico-responsabili, in particolare per quanto concerne il “consumo critico”, il “commercio equosolidale” e la ricerca di uno “stile di vita sobrio”.
L’agricoltura sociale rappresenta una possibile forma di economia civile, in cui i meccanismi del mercato, del dono e della reciprocità operano in forma combinata nella regolazione degli scambi tra i membri della comunità. Nella fase attuale può costituire una piccola grande rivoluzione nel modo di fare agricoltura, welfare, intervento sociale, economia e sviluppo locale.
In molti casi vengono utilizzati territori marginali (es. aree interne) o residuali, spesso abbandonati o sottoutilizzati o terre e strutture sottratte alla criminalità organizzata. I co-attori sono soggetti fragili (persone con disabilità fisica o psichica, casi psichiatrici, dipendenti da alcool o droghe, detenuti o ex-detenuti, ecc.), oppure fasce deboli della popolazione (bambini, anziani) per le quali risulta carente l’offerta di servizi. È questo il caso della Cooperativa sociale agricola “I GERMOGLI” che produce vino, miele e frutta sulle colline di San Colombano al Lambro; un’esperienza – presentata dal presidente Giancarlo Tosi – che offre a minorenni e giovani in condizioni di disagio e devianza opportunità alternative di (re)inserimento nella società e nel lavoro attraverso le regole della vita in comune, guidata e coordinata da educatori, psicologi e volontari.
Esemplari e toccanti gli aneddoti e il racconto illustrati da Tosi, che ha descritto un’attività di grande rilevanza sociale condotta con criteri imprenditoriali e finalizzata a creare redditività, ma operante con l’obiettivo sociale di creare relazioni umane nel rispetto dell’ambiente e di sviluppare il consumo equo e solidale.
È poi toccato alla dirigente Gaelle Brandily narrare l’esperienza della Cooperativa sociale agricola “OASI”, nata nel 1999 con lo scopo di offrire opportunità di lavoro e continuità nei percorsi di autonomia a persone disabili. Oasi Mosaico opera per favorire l’avvio di una rete di relazioni istituzionali, aziendali, personali volte a sostenere la comunità locale, aiutandola a generare risposte solidali e coerenti con i bisogni che emergono dal proprio territorio. Gaelle Brandily ha brevemente spiegato che la strategia aziendale della cooperativa si focalizza in particolare sulla partecipazione di bandi pubblici in diversi settori oltre a quello agricolo quali la manutenzione del verde, servizi cimiteriali, pulizia aree cittadine e lavorazione conto terzi per aziende. Questa competenza offre percorsi di qualificazione professionale in diversi ambiti e concrete opportunità di inserimento lavorativo alle persone meno fortunate della comunità.
Il convegno si è concluso con l’intervento di Stefano Frisoli – Vicedirettore Caritas Ticino e Azienda Agricola Caritas – che ha illustrato l’esperienza di CATIBIO, l’azienda agricola di Pollegio. Con un ragionamento articolato e avvincente, Frisoli ha esposto la necessità di promuovere un modello economico alternativo sia all’ondata travolgente della globalizzazione imperante che al pensiero sovranista protezionistico contrapposto. La soluzione proposta è quella di operare in un contesto di mercato globale nel rispetto delle normative e della dignità del lavoro. Ciò dovrà avvenire considerando prioritariamente le necessità dei territori, sia in termini di risorse umane che di prodotti da valorizzare. È in questo senso che Caritas Ticino s’inserisce nella lotta alla disoccupazione con i Programmi Occupazionali, coinvolgendo ogni anno, a rotazione, circa 50 persone.