Le ACLI della Svizzera accolgono con grande soddisfazione il chiaro NO espresso dagli elettori svizzeri all’iniziativa "Per un’immigrazione moderata"
(Zurigo-Lugano, 28.09.2020) – Con il voto di ieri, gli svizzeri hanno confermato la chiara volontà di proseguire con la consolidata e quasi ventennale via bilaterale nelle relazioni tra Svizzera e UE, rigettando con oltre il 61% l’iniziativa popolare del partito dell’UDC che esigeva una regolazione autonoma dell’immigrazione. La clausola ghigliottina – con la conseguente caduta dell’intero pacchetto di Accordi bilaterali – e la crisi innescata dalla pandemia hanno probabilmente avuto un ruolo importante, convincendo gli elettori a non aggiungere incertezza all’incertezza.
L’UDC non è dunque riuscita a replicare il 2014, quando a sorpresa riuscì a far approvare sul filo di lana, con uno scarto di circa 20’000 voti, un’altra iniziativa che cercava di limitare in parte la libera circolazione.
Solo 4 Cantoni hanno approvato l’iniziativa UDC. Tra questi vi è il Ticino, che seppur con una percentuale inferiore (53%) rispetto a quella registrata nel 2014 (68%) segnala un malessere riconducibile alla specificità del proprio mercato del lavoro che deve fare i conti – in particolare negli ultimi anni – con la crisi della piazza finanziaria, con livelli di remunerazione mediamente più bassi rispetto al resto della Svizzera, con disparità salariali tra lavoratori svizzeri, stranieri residenti e frontalieri, con discriminazioni salariali a scapito delle lavoratrici.
Le ACLI si uniscono all’appello delle forze sindacali alla responsabilità sociale dei datori di lavoro e dei politici per una migliore regolamentazione del mercato del lavoro, possibile tramite la contrattazione collettiva estesa attualmente solo a una minoranza di settori professionali.