La risposta la dà l’Europa stessa: Dove mi portano i suoi cittadini”. Perché siamo in una situazione nella quale i cittadini “europei” sono perplessi, divisi, contrari addirittura alla realizzazione di un’Europa tanto voluta dai Padri fondatori, da Altiero Spinelli a De Gasperi, a Schumann, a Spaak, ad Adenauer, persone che sognavano un’Europa in cui i mercati, l’economia, la finanza avrebbero dovuto servire i cittadini, un’Europa nella quale i sogni potessero divenire realtà: un’Europa di pace, di solidarietà, di accoglienza, di sviluppo.
Oggi ci troviamo di fronte ad una serie di problemi ai quali la “nostra” Europa non riesce a dare delle risposte: quelli di un welfare pieno di difficoltà, di un lavoro dal quale è esclusa una così significativa massa di lavoratori, a partire dai giovani ormai rassegnati, di un prevaricare della finanza sulla politica, di una povertà che va crescendo a vista d’occhio, di un rigurgito di forze nazionaliste e nostalgiche e populiste, che son diametralmente all’opposto del sogno europeo.
Noi non possiamo accettare queste cose: non è nel nostro DNA.
Pur tenendo presenti tutti i problemi succitati ( e quanti altri se ne potrebbero elencare!) non possiamo fare altro che guardare avanti, alla luce dei passi positivi che l’Europa ha compiuto nel campo della cultura, dell’apertura delle frontiere ( almeno al suo interno), delle opportunità offerte ai giovani di conoscere altre realtà arricchendo la propria, dell’offerta agli Stati nazionali, soprattutto a quelli dell’oriente europeo,che hanno bussato alle sue porte,di recuperare quella libertà che è alla base delle giustizia e della realizzazione di una vera società e di un’Europa dei popoli.
In questo numero de “il dialogo” vogliamo parlare di un’Europa come la sogniamo noi delle ACLI, che in Europa sono presenti e radicate, con la speranza di contribuire a recuperare i valori offuscati di libertà, di democrazia, di rispetto della persona,di impegno per il bene comune, come non solo è scritto nel nostro Statuto, ma è realizzato con la presenza concreta e quotidiana nel mondo in cui viviamo ed operiamo.
E lo facciamo in questo momento di grande preoccupazione in vista delle prossime elezioni europee, che rischiano di vedere il prevaricare di forze nazionaliste e qualunquiste e, peggio ancora, nostalgiche, che con preoccupante crescita rischiano di abbattere il sacrificio che tanti uomini e donne di buona volontà hanno compiuto.
E questo potrebbe accadere non per colpa di un’Europa malata, ma per la volontà di noi cittadini, che con pericolosa indifferenza ci priviamo del diritto di esprimere le nostre scelte, rinunciando al dovere del voto a causa di una astensione inopportuna, pericolosa e…criminale.
Ecco perché riteniamo giusto chiedere non all’Europa “Dove vai?” ma a noi suoi cittadini: “Che cosa vogliamo fare dell’Europa?”
Luigi Zanolli
vicepresidente della FAI-Acli
Editoriale dell’edizione 2.14 de Il Dialogo (che potete sfogliare su questo sito)