CONVENZIONE PATRONATI-MAECI: STORIA DI UNA DISCUSSIONE INFINITA
Si è ancora parlato di una Convenzione tra Patronati e Ministero degli Esteri ma non
nei termini auspicati. Da più di vent’anni si attende un protocollo che riconosca e renda
ufficiale il ruolo, sempre più importante, dei Patronati a supporto della rete consolare.
Sono diversi lustri che si discute di una convenzione tra Patronati e Ministero degli Esteri che formalizzi il ruolo che i Patronati all’estero hanno assunto nel tempo nel rendere più accessibili ai connazionali i servizi delle Cancellerie Consolari.
Negli ultimi vent’anni la rete consolare italiana nel mondo si è ridotta drasticamente sia in termini di copertura territoriale, causa dismissione di numerose sedi di prima come di seconda categoria, sia in termini di personale impiegato all’interno delle sedi rimaste operative.
A fronte di una comunità italiana che non smette di crescere (19.696 italiani si sono stabiliti in Svizzera nel solo 2023 secondo l’UST, Ufficio Federale di Statistica), la rarefazione della presenza consolare sui territori ne ha reso sempre più complesso ai concittadini l’accesso. A questa situazione si è aggiunta, dal 2019-2020, l’obbligo per l’utenza d’utilizzare strumenti informatici finalizzati all’espletamento di alcune pratiche ed alla prenotazione degli appuntamenti presso la cancelleria riferimento.
Pensati per rendere più efficiente la macchina consolare, questi strumenti (FAST IT, Prenot@MI) hanno di fatto reso più complesso ai connazionali appartenenti alle generazioni pre-computer l’accesso agli sportelli consolari, anche solo per chiedere delle informazioni. Questa rivoluzione tecnologica della Pubblica Amministrazione non riguarda solo l’estero, ovviamente, ma qui all’estero si ripercuote con maggiore forza sulla popolazione più anziana, che può contare in misura minore sul supporto famigliare ed ancor meno sulla comprensione di cambiamenti che in Italia avvengono in maniera continua ma graduale ma all’estero vengono vissuti in modo più traumatico, quando rivoluzionano di colpo routine e prassi consolidate nel tempo.
Questa informatizzazione della macchina consolare ha avuto come conseguenza anche quella di “svuotare” della sua operatività il ruolo del Corrispondente Consolare, riducendolo alla funzione di “antenna” del Console Generale sul territorio, affinché segnali casi e situazioni di malessere o di particolare urgenza.
In questa situazione, i Patronati, da sempre visti dalle comunità italiane all’estero come un punto di riferimento a tutto tondo, si sono trovati sempre più sollecitati dai connazionali ma anche dai Consolati di riferimento, che riconoscono nei Patronati un naturale e valido alleato nella tutela dei cittadini italiani all’estero.
In Svizzera, per quanto riguarda le ACLI, Patronato e diversi Circoli si sono impegnati a trovare soluzioni, che, tuttavia, in assenza di protocolli definiti col Ministero degli Esteri, riposano sui buoni propositi e rapporti coi Consolati di riferimento e permangono comunque disomogenee sul territorio.
Il Patronato ACLI di Aarau, per esempio tiene da anni uno sportello d’assistenza/orientamento alle pratiche consolari che continua a registrare una notevole affluenza. A Lucerna, il Patronato ACLI mette a disposizione gratuita del Consolato Generale gli spazi per uno sportello consolare dedicato al rinnovo dei passaporti.
Anche in Ticino, si offrono servizi d’assistenza ed orientamento consolare in spazi messi a disposizione dei Patornati ACLI di Locarno, Bellinzona e Biasca, mentre a Lugano ed in numerose altre città della Svizzera tedesca (Ibach, Schliren, Uster e Affoltern sono le ACLI ad occuparsene in autonomia all’interno delle proprie strutture oppure a mettere a disposizione gli spazi agli operatori del Patronato e dei suoi Promotori Sociali, come a Frick, Wholen e Lenzburg.
Il tema di una convenzione tra Ministero degli Esteri e Patronati, che assegni compiti e risorse nell’ambito di una serie di servizi che possano essere svolte dai Patronati a supporto della rete Consolare non è per niente nuova, ma ancora oggi a più di 20 anni di distanza della legge 152/2001 (art.11) non sì è riusciti a mettere nero su bianco.
Lo scorso 25 maggio, per esempio, in una riunione all’Ambasciata d’Italia a Berna, l’Ambasciatore Gian Lorenzo Cornado esprimeva il suo apprezzamento per il lavoro svolto dagli istituti di Patronato in Svizzera in questo ambito e s’impegnava a segnalare al Ministero l’importanza di riprendere il progetto di convenzione coi Patronati. Pochi giorni dopo, il 31 maggio, ospite dell’incontro dedicato ai Promotori Sociali Volontari del Patronato ACLI in Europa tenutosi a Trento, il Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie, Luigi Maria Vignali, ribadiva l’ apprezzamento per l’importante lavoro dei Patronati a supporto della rete consolare.
Pareri favorevoli ma in dissonanza con la recente presa di posizione del Governo, che, in Commissione Esteri, sostiene di preferire un rafforzamento della rete consolare tanto lodevole quanto improbabile, considerata la tendenza degli ultimi anni.
La verità, come riportato da varie fonti, è che senza gli istituti di Patronato (non solo il nostro, ovviamente) i cittadini italiani all’estero sarebbero più soli, probabilmente in balia di agenzie private, svincolate dal controllo ministeriale e soggette unicamente a logiche di mercato.
Consapevoli di ciò e forti della fiducia e dell’apprezzamento che la Comunità italiana, non solo le autorità competenti, ci testimonia per la preparazione e lo stile accogliente e solidale che contraddistingue l’erogazione dei nostri servizi, intendiamo proseguire per la nostra strada, senza lasciarci scoraggiare, sicuri che alla fine il ruolo fondamentale svolto dai patronati all’estero verrà riconosciuto e “gratificato”.
Articolo pubblicato sul numero di dicembre 2024 de’ Il Corriere dell’Italianità